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Ricerca scientifica 

SharkSchool si occupa di ricerca scientifica nel campo del comportamento degli squali e delle interazioni con l'uomo. I risultati degli esperimenti e delle osservazion vengono successivamente pubblicati sotto forma di articoli scientifici. Di seguito viene presentato un elenco di alcuni abstract dei prodotti della ricerca più recenti e, a fondo pagina, un elenco delle pubblicazioni di cui non è disponibile l'abstract.

Do Lunar Cycles Influence Shark Attacks?

Ritter, E, K., Amin, R., Zambesi, A., (2013). The Open Fish Science Journal, 6, 71-74

 

Abstract. Un fattore apparentemente ritenuto responsabile dell’aumento degli attacchi di squalo è rappresentato dai cicli lunari, con particolare riferimento alla luna piena. Tuttavia, questa teoria non è mai stata verificata. I risultati di questo studio dimostrano che non esiste alcuna correlazione statisticamente significativa – indipendentemente dall’attività svolta dalla vittima - tra la frequenza degli attacchi e i cicli lunari. Esaminando più nel dettaglio il caso dei surfisti (che per loro stessa ammissione tendono a svolgere la loro attività quando c’è la luna piena - per via delle migliori condizioni ambientali - e che rappresentano la categoria più frequentemente coinvolta negli incidenti con gli squali), non sono state trovate correlazioni statisticamente significative.

Are Caribbean reef sharks, Carcharhinus perezi, able to perceive human body orientation?

Ritter, E, K., Amin, R., (2013). Animal cognition. DOI: 10.1007/s10071-013-0706-z

 

Abstract. Lo studio esamina la capacità degli squali grigi dei Caraibi di comprendere l’orientamento del corpo di una persona ed i relativi profili di nuoto adottati. La ricerca è stata effettuata utilizzando un sistema video che ha ripreso un subacqueo singolo inginocchiato sul fondo e le relative modalità di avvicinamento degli squali. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti dall’osservazione del comportamento degli squali in presenza di due subacquei, sempre inginocchiati sul fondo, ma posizionati schiena contro schiena. Dalla sperimentazione è emerso che gli squali tendono a mantenersi al di fuori del campo visivo degli esseri umani, il che suggerisce che siano in grado di comprendere l’orientamento del corpo della persona che si trova in acqua. Il meccanismo attraverso il quale ciò avvenga e quali siano i fattori che influiscono sulle distanze minime di avvicinamento non sono ancora stati chiariti.

Effect of Human Body Position on the Swimming Behavior of Bull Sharks, Carcharhinus leucas

Ritter, E, K., Amin, R., (2013). Society & Animals,,20, 225-235

 

Abstract. La posizione del corpo di una persona gioca un ruolo nello stabilire a quale distanza uno squalo decida di avvicinarsi. Lo studio riporta i risultati di una sperimentazione finalizzata a capire le reazioni degli squali zambesi (Carcharhinus leucas) alla presenza e alla posizione assunta in acqua dagli esseri umani. I risultati hanno dimostrato che quando la persona rimane in piedi con l’acqua al torace, gli squali zambesi si mantengono a una distanza significativamente superiore rispetto a quella adottata quando la stessa persona si sdrai sul fondo e mantenga una posizione orizzontale. Inoltre, è stato osservato che gli esemplari più grandi tendono ad allontanarsi non appena una persona entra in acqua, mentre i giovani si dimostrano meno esitanti ad approcciarla. La sperimentazione suggerisce che assumere una posizione verticale consenta di mantenere gli squali a maggiore distanza durante un incontro.

A Rare Use of a Shark’s Fin? Pectoral Fin Scooping of a Sharksucker from The Flank Area of a Female Blacktip Shark.

Ritter, E, K., (2012). The Open Fish Science Journal, 5, 57-59

 

Abstract. Gli squali reagiscono in svariati modi quando le remore gli si attaccano. In questo articolo viene descritta una nuova modalità, mai osservata prima: un pinna nera, Carcharhinus limbatus, utilizza una pinna pettorale per rimuovere una remora (Echeneis neucrates) presente su uno dei suoi fianchi. Questo comportamento stabilisce un nuovo limite al repertorio di movimenti degli squali quando si tratta di effettuare questo tipo di operazione. L’articolo discute la flessibilità e il coordinamento della pinna, così come la validità di una singola osservazione di un particolare comportamento di un animale in natura.

Mouth gaping behavior in Caribbean reef sharks, Carcharhinus perezi.

Ritter, E, K., (2008). Marine and Freshwater Behaviour and Physiology. 41, 3, 161–167.

 

Abstract. Il mouth gaping (un tipo di apertura della bocca negli squali) è considerata essere dovuta ad atteggiamenti intimidatori o una risposta di tipo fisico ad un’irritazione da remore. Tuttavia, non è mai stata esaminata nel dettaglio. Un altro tipo di mouth gaping è stato osservato in situazioni dove gli animali si stessero nutrendo, con particolare riferimento alle fasi di allontanamento dalla fonte di cibo. Questa forma di “sbadiglio” (apertura della bocca) degli squali grigi dei Caraibi (Carcharhinus perezi) è stata filmata sia mentre gli animali si stavano nutrendo, sia quando non lo stessero facendo, ed è stata successivamente esaminata con l’obbiettivo di stabilirne le cause e le funzioni. Questo tipo di movimento riflette un morso simulato, senonché la sua durata è circa dieci volte superiore. La fase di massima apertura della bocca, inoltre, è molto prolungata. Tra le varie possibili funzioni, c’è quella di un probabile tentativo di riposizionare la mascella nella giusta sede a seguito di un morso.

Use of forensic analysis to better understand shark attack behaviour.

Ritter E, K., Levine, M., (2004). The Journal of Forensic Odonto-Stomatology, 22, 2, 40-46.

 

Abstract. I morsi di squalo vengono generalmente analizzati considerando l’”anatomia” del morso, senza sapere molto su come l’animale ha avvicinato la persona, sul suo comportamento e sulle sue intenzioni che hanno poi portato a quel tipo di ferita. L’articolo presenta i risultati dell’esame di un filmato girato durante un progetto di ricerca in Sudafrica nel 2004, nel quale si vede una persona che viene morsa da uno squalo bianco mentre si trova in posizione verticale in superficie. Lo squalo, prima del morso, mostra una ben distinta modalità di approccio alla persona. Questo morso è stato successivamente confrontato con altri dieci verificatisi i) nella stessa zona e, ii) con la medesima parte del corpo colpita. Le somiglianze tra i segni del morso del caso videoregistrato, e alcuni degli altri esaminati, suggeriscono che il comportamento dello squalo bianco osservato nel filmato possa rappresentare un modello tipico di approccio agli esseri umani.

Altre pubblicazioni dal 2000

 

  • Unger, R., Ritter, E., Osiyemi, O. & J. Goodman (2014). Antibiotic susceptibilities of bacteria isolated within the oral flora of Florida blacktip sharks: guidance for empiric antibiotic therapy. PlosOne. 

  • Amin, R., Ritter, E. & A. Wetzel (2014). An Estimation of Shark Attack Risk for the North and South Carolina Coast Line. J. Coast. Res., accepted.

  • Bentz, J., Dearden, P., Ritter, E. & H. Calado (2014). Shark diving in the Azores: Challenge and Opportunity.  Tour. Mar. Environ., in stampa.

  • Ritter, E. (2014). Coasting of pelagic thresher sharks, Alopias pelagicus, in comparison to two other species of the same ecomorphotype, and the limitation of video capturing in natural settings. Environ. Sci., 2(1): 13-23;

  • Ritter, E. & L. J. V. Compagno (2013). First record of a smalltooth sandtiger shark, Odontaspis ferox (Risso, 1910), from the Galápagos Islands. Marine Biodiv. Records. doi:10.1017/S1755267213001115; Vol. 6; e130;

  • Amin, R., Ritter, E. & L. Cossette (2013). An investigation of shark density and attack rates in California. J. Env.  Ecol., http://dx.doi.org/10.5296/jee.v3i1.2700.

  • Ritter, E. & L. V. C. Compagno (2013). Clasper flaring: maintenance behavior, or a normally hidden feature of male whitetip reef sharks, Triaenodon obesus? Open Fish Sci. J., 6:10-12.

  • Amin, R., Ritter, E. & P. Kennedy (2012). A geospatial analysis of shark attack rates for the east coast of Florida: 1994-2009. Mar. Fresh. Behav. Physiol. 45 (3): 185-198.

  • Ritter, E. (2011). Use of sand ripples to enhance chafing in Caribbean reef sharks (Carcharhinus perezi) and blacktip sharks (Carcharhinus limbatus). Bull. Mar. Sci. 87(3): 413-419.

  • Ritter, E., Lutz, K. & M. Levine (2008). When humans and sharks meet. In: New Developments in the Psychology of Motivation. F. Olsson (ed). Nova Biomedical Books, New York, pp: 45-52.

  • Ritter, E. (2007). Measuring swim speeds of sharks in the vicinity of humans. Baham. Nat. J. Sci. 2: 23-26.

  • Ritter, E. K. & M. Levine (2005). Bite motivation of sharks reflected by the wound structure on humans. J For Med Pathol. 26 (2): 136-40.

  • Ritter, E. (2004) Sharks-Mistaken identity? In: Encyclopedia of Animal Behavior. M. Bekoff (ed). Greenwood Press, Westport, vol 3. pp: 963-964.

  • Ritter, E. K. & J. M. Brunnschweiler (2003). Do sharksuckers, Echeneis naucrates, induce jump behaviour in blacktip sharks, Carcharhinus limbatus? Mar. Fresh. Behav. Physiol. 36/2, 111-113.

  • Ritter, E. (2002). Analysis of sharksucker, Echeneis naucrates, induced behavior patterns in the blacktip shark, Carcharhinus limbatus. Env. Biol. Fish. 64, 111-115.

  • Ritter, E. (2001). Food-related dominance between two carcharhinid shark species, the Caribbean reef shark, Carcharhinus perezi, and the blacktip shark, Carcharhinus limbatus. Mar. Fresh. Behav. Physiol. 34, 125-129.

  • Ritter, E. K & A. Godknecht (2000). Agonistic displays in the blacktip shark (Carcharhinus limbatus). Copeia 2000: 282-284.

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